Il fatidico test del 25 aprile 1986

(tratto da “P R I P Y A T 26-04-1986 h. 01:23:44” a cura di Walter www.datriks.net)

Il reattore negli anni settanta e ottanta non era così ben conosciuto, per gli ovvi problemi di sicurezza che durante la guerra fredda impedivano la libera circolazione delle informazioni, ma per quanto si poteva dedurre, la lobby atomica internazionale era estremamente interessata al progetto.

Forse ora qualcuno negherà, ma un'attenta analisi dei contatti intrapresi dai vari soggetti internazionali con l'allora nuovo governo Sovietico guidato da Michail Gorbaciov fuga ogni dubbio.

Contatti e collaborazioni mantenuti a tutt'oggi da ENEL. Grande potenza, estrema versatilità, funziona a tutto anche uranio impoverito e produce materiale fissile per usi militari, grande economicità di esercizio, va sempre e non bisogna spegnerlo quasi mai, insomma un gran bel progetto.

Facciamo bene attenzione, non parlo di opinione pubblica, questa è all'oscuro di tutto, le tecnologie e quant'altro, “Le centrali nucleari sono un portento tecnologico, sono necessarie e basta”, si potrebbe sintetizzare, un po' come oggi.

Malgrado la propaganda contro l'Unione Sovietica la tecnologia nucleare non viene mai evidenziata, nel bene o nel male. Meglio non correre il rischio di attrarre l'attenzione anche su quella occidentale.

La costruzione della centrale inizia negli anni settanta, il reattore UNO fu commissionato nel 1977, fu seguito dal DUE (1978), dal TRE (1981) e dal QUATTRO (1983) nel 1986 erano in costruzione il CINQUE e il SEI. Una centrale nuovissima quindi e non un vecchio ammasso di rottami obsoleti, come propagandato in un primo tempo.

E' il 25 aprile 1986 i reattori ultimati sono tutti in funzione e così come avviene ovunque durante lo svolgersi del normale esercizio delle cose, si avvicendano manutenzioni, verifiche e test.

I Test sono una delle componenti fondamentali dell'esercizio di una centrale nucleare e non solo.

In cosa consisteva il famigerato test del 26 aprile 1986, si un test non un guasto:

Semplicemente nel verificare la possibilità che in caso di guasto della fornitura di vapore alle turbine fosse possibile, sfruttando l'energia generata per inerzia dai turbo alternatori alimentare le pompe di raffreddamento e i meccanismi di movimentazione delle barre di controllo, al fine di spegnere il reattore, prima dell'entrata in funzione dei gruppi elettrogeni diesel di emergenza.

Un test logico tendente a verificare la sicurezza di esercizio del reattore anche in caso di guasto importante.

Il reattore sarebbe in grado di spegnersi autonomamente con i propri mezzi.

A questo punto si deve tener conto di un altro particolare importante, il fattore umano.

Lavorare alla centrale nucleare, la più grande del mondo, vivere a Prypiat la cittadina modello dell'URSS.

Il semplice fatto di essere stati scelti per questo incarico.

Tutti, uomini e donne sentivano di essere dei privilegiati e il loro incarico la loro funzione qualsiasi essa fosse stata li rendeva orgogliosi e fieri di servire la loro nazione.

Quanti e quali discorsi trionfalistici, quali miti, saranno stati scomodati, quasi certamente anche Yuri Gagarin e lo Sputnik, la propaganda non avrà avuto limiti.

Ma era pur sempre un privilegio e una grande fortuna lavorare e abitare lì, ricordiamo della cronica carenza di alloggi dell'Unione Sovietica soprattutto per le giovani coppie, il mito del pioniere, della tecnologia.

Teniamone sempre conto.

Si era già tentato un test simile, ma con esito negativo, non ci è dato saper le esatte circostanze di tale “fallimento”, non è di fondamentale importanza, ci basti semplicemente sapere che l'energia residua non era stata sufficiente e ci si era dovuti servire dei gruppi elettrogeni di emergenza che per altro avevano garantito un'eccellente prestazione.

Nel frattempo i turbo generatori erano stati migliorati con l'aggiunta al sistema di uno speciale generatore di campo magnetico, appunto, da testare.


Vista sala di controllo


Vista sala di controllo

Nelle immagini si vede la sala controllo della centrale, il luogo dove si sono prese le decisioni, impartiti ordini e comandi necessari allo svolgimento del test

Prima di affrontare i momenti decisivi del test e di tutto quello che ne seguì, ritengo importante al fine di una migliore comprensione degli avvenimenti e soprattutto per non incorrere in grossolani errori anche dettati da cause emotive, descrivere tutte quelle caratteristiche tecniche e operative che con il senno di poi e le indagini eseguite, hanno trasformato il test in una catastrofe.


Immagine recente sez. controllo barre Reattore 3

Tornando alle caratteristiche del reattore RBMK, caratteristiche che lo rendevano un “buon reattore”, tutti i vantaggi purtroppo avevano e hanno un prezzo, un prezzo troppo alto.

In tutti i reattori nucleari, anche in quelli occidentali “sicuri” c'è un prezzo da pagare, non ce li hanno ancora svelati tutti e speriamo non ce li svelino mai nei tempi e nei modi che ben tristemente conosciamo.

La speranza futura è che il prezzo da pagare sia solo quello puramente economico, necessario al loro smantellamento.

L'RBMK poteva utilizzare carburante nucleare a basso costo e addirittura scorie riciclate, ma per fare ciò era moderato a grafite e raffreddato ad acqua: La grafite ad alte temperature a contatto con l'ossigeno atmosferico si incendia.

Moderatore (grafite) e refrigerante (acqua) due materiali diversi, la diversità tra moderatore e refrigerante gioca un ruolo di primo piano.

Nei reattori a pressione VVER (e anche nei PWR occidentali), quando si perde l'acqua di raffreddamento si diminuiscono le reazioni nucleari a catena perché non vengono più rallentati neutroni, in questo caso le barre di controllo sono un secondo sistema di sicurezza.

Ma quando il moderatore è grafite e si perde l'acqua di raffreddamento, i neutroni continuano ad essere rallentati dalla grafite e le reazioni a catena proseguono indisturbate.

Questa caratteristica è detta coefficiente di vuoto e nel nostro caso si tratta di un coefficiente di vuoto pericolosamente positivo, perché al formarsi di bolle di vapore all'interno del refrigerante la reazione aumenta in modo incontrollato.

Ancora peggio, alle basse potenze, il coefficiente positivo non è compensato da altri fattori, rendendo il reattore instabile e pericoloso.

A questo punto l'inserimento delle barre di controllo diventa cruciale, ma il sistema di inserimento delle barre di controllo è esageratamente lento nell' RBMK (forse per via delle dimensioni del reattore) 20 secondi contro i meno di 2 in tutti gli altri reattori al mondo.

In ogni modo la velocità di inserimento è data dalla fornitura di energia elettrica, che in caso di blackout deve essere fornita da sistemi esterni (gruppi elettrogeni) al fine di poter gestire separatamente ogni gruppo di barre di controllo (dalle 30 alle 36 per ogni gruppo).

Le barre di controllo, costituite di carburo di boro, hanno all'estremità una punta in carbonio che, nella fase iniziale di inserzione delle stesse, inizia ad aggiungere reattività, invece di diminuirla.

La più importante caratteristica negativa di questo reattore è di possedere una grande instabilità a basse potenze.

Ciò significa che, se la potenza aumenta o il flusso dell'acqua diminuisce, c'è un aumento di produzione del vapore nei canali in cui è contenuto il combustibile, cosicché i neutroni che sarebbero stati assorbiti dall'acqua più densa, origineranno ora un numero maggiore di fissioni nel combustibile.

Comunque, all'aumentare della potenza, aumenta la temperatura del combustibile e questo ha l'effetto di ridurre il flusso di neutroni (coefficiente di combustibile negativo).

L'effetto complessivo di queste due opposte caratteristiche varia con il livello di potenza.

Quando si opera normalmente ad alta potenza, predomina l'effetto temperatura, di modo che non hanno luogo escursioni di potenza per eccessivo surriscaldamento.

Ma a potenze più basse, a meno del 20% di quella massima, l'instabilità è dominante ed il reattore diventa propenso ad improvvisi sbalzi di potenza.

Questo sarà il maggior fattore che influirà sull'incidente.

Infine, come accennato, i reattori RMBK non posseggono né dispositivi di purificazione delle emissioni gassose né, viste le enormi dimensioni, edificio di contenimento. Un simile edificio avrebbe almeno, se fosse esistito e avesse resistito, diminuito notevolmente e rallentato la fuoriuscita di radioattività nell'ambiente.

Il reattore RBMK come già descritto è diviso in due sezioni.

Con tale disegno è possibile fermare per manutenzione metà reattore.

Eravamo in questa condizione di fermo al 50% dell'unità 4 il 25 aprile 1986, il combustibile, ormai quasi esaurito, doveva essere sostituito anche nell'altra sezione.

Si pensò di sfruttare questo fermo per effettuare il test “quale occasione più propizia, e infausta”.

A questo punto nascono una marea di interrogativi, ai quali non è mai stata data risposta ufficiale, definitiva e veritiera, o meglio nel caso questa risposta ci sia stata non è mai stata resa pubblica.

Purtroppo questa non è un'eccezione Sovietica, le centrali “tutte, e di tutto il mondo” e i loro incidenti sono circondati dal più grande riserbo sempre, al punto che probabilmente moltissimi incidenti, definibili minori, non sono mai stati resi noti, forse nemmeno alla loro struttura interna, figuriamoci le loro motivazioni tecniche.

Perché fare il test al momento del fermo del reattore, con il medesimo avente un 75% di barre di combustibile quasi esaurite e quindi molto avvelenate dalla miriade di prodotti di fissione, cioè da isotopi radioattivi (con l'aggravante dell'avvelenamento da Xeno).

Sarebbe stato molto più adeguato il periodo successivo alla ricarica ed all'eventuale mantenimento, perché, in ogni caso, sarebbe stato necessario provare il reattore prima di immetterlo di nuovo nella rete.

Perché sconnettere i sistemi di emergenza cosa proibita dai manuali operativi dell'impianto, avrebbero spento automaticamente il reattore in caso di malfunzionamento, forse avrebbero impedito il test? Ma in questo caso si era concettualmente in errore proponendo tale metodologia, oppure era proprio quello che si voleva verificare.

La procedura del test non era un'invenzione del momento.

Perché durante lo svolgimento del test, secondo il rapporto dell'agosto 1986 della commissione governativa, gli operatori rimossero almeno 204 barre di controllo delle 211 presenti, lasciandone solo 7.

Anche questa condizione è vietata dai manuali operativi, che pongono a 15 il numero minimo di barre nel reattore RBMK-1000 in funzione.

Perché è stato premuto più volte il pulsante AZ5.

Le vere motivazioni, le vere decisioni, prese sul campo non le sapremo mai.

Più di una commissione e più volte hanno analizzato i fatti.

Oggi si può dire, quasi con estrema certezza come è avvenuto l'incidente ma nessuna commissione potrà mai dire con assoluta certezza il perché sia andata così.

A questo punto credo si debba e sia doveroso cercare di capire come si sono svolti i fatti, sforzandosi, immedesimandosi, mettendosi nei panni del personale in servizio al reattore 4 in quelle famigerate giornate del 25-26 aprile 1986.

E' il 25 aprile 1986, nel primo mattino, si iniziano le procedure nel reattore numero 4.

Per effettuare il test bisogna stabilizzare il reattore alla potenza di 1600 MW termici, quindi bisogna scendere dalla potenza nominale (3200 MW termici).

Qui iniziano le varie difficoltà di interpretazione, i dati rintracciabili sono differenti e quindi necessita la massima cautela per evitare di incorrere in errori o eccessive semplificazioni che non permetterebbero una serena analisi.

Al fine di consentire una più trasparente analisi dei fatti, in particolari momenti ho riportato parti di due cronologie, a mio avviso interessanti, che aggiungono ulteriori dettagli, in inglese, azzurre un sito non ufficiale olandese e verde del sito ufficiale Ucraino chnpp.gov.ua recentemente ritornato on-line.

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