Perché un ennesimo studio su Chernobyl?

Perché ritornare ad analizzare soprattutto cosa successe 25 anni fa più che le conseguenze?

Io ritengo sia venuta l’ora di chiudere una fase, una fase da consegnare alla storia, in maniera non definitiva perché è bene non consegnare mai i fatti definitivamente alla storia. Ma è indubbio che alcune certezze devono ormai essere patrimonio di tutti, prima tra tutte quella di una necessaria convivenza con le situazioni generate da questo fenomeno.

Maggiori sono le conoscenze acquisite, maggiori sono le capacità di convivenza, più approfonditi sono i termini di analisi, maggiore è la comprensione di un evento che ha generato situazioni talmente molteplici, numerose e complesse che rimangono, queste si, assolutamente aperte e in evoluzione.

Ma i fatti del 26 Aprile 1986 vanno consegnati alla storia e alla divulgazione nel modo meno approssimativo possibile, ripercorrendo le motivazioni che hanno portato alla costruzione della centrale, le scelte tecniche, le caratteristiche e lo scenario dove esse hanno preso forma.

Analogamente è necessario capire cosa ha significato affrontare l’esplosione, contenere i danni, confrontarsi operativamente con un problema dai contorni, dalle conseguenze sconosciute.

Quali mezzi mettere in campo in una sfida nella quale anche la componente tempo assumeva minuto per minuto i toni di un’emergenza senza fine.

Per anni ho letto commenti irriguardosi, ironici e superficiali su una tragedia che, per quanto abbia responsabilità definite, deve essere considerata e patrimonializzata dall’intera umanità.

Dopo 25 anni possiamo trarre molti insegnamenti sia da quanto successo, sia da quanto generato.
Sono stati 25 anni di tragedie fisiche, sanitarie, sociali, psicologiche con conseguenze umane e territoriali terribili.

Ma Chernobyl ha generato un’ esperienza umanitaria senza pari, un’ esperienza di cui ognuno di noi si sente parte.
E questa esperienza è iniziata nel momento dello scoppio, con i sacrifici dei vigili del fuoco di Prypiat, con i piloti degli elicotteri, con le centinaia di migliaia di liquidatori.

Chernobyl ha generato milioni di atti di eroismo individuale, mai o poco ricordati, ha generato uno sforzo che è stato di un intero popolo ancora capace di muoversi su una spinta ideale che è ancora racchiusa in quel maledetto sarcofago.

Migliaia di eroi silenziosi allora, migliaia di volontari silenziosi oggi, 25 anni dopo.


Gennaio 2011
Giancarlo Veneri


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