I mezzi automatizzati (robot)

Nella progettazione, sperimentazione e realizzazione di mezzi automatizzati fu impiegato un numero davvero considerevole di scienziati, istituti e tecnici. L’attività coinvolse anche aziende ed enti stranieri, soprattutto tedeschi, americani e giapponesi. Lo sviluppo che ne derivò fu un fatto assolutamente eccezionale, anche se oggi buona parte di questo patrimonio può considerarsi disperso e dimenticato.

Le fasi successive infatti hanno determinato lo smantellamento di intere equipes tecniche che avevano accumulato un’esperienza unica di studio e costruzione di robotica per usi civili estremi.

Qualcosa comunque sopravvive a quello straordinario ciclo di esperienze, qualche squadra tecnica è ancora attiva in Russia per lo studio di macchine speciali automatizzate da utilizzare in condizioni di assoluta emergenza.
Da allora gli sforzi sono indirizzati su macchine uniche capaci di svolgere ruoli molteplici.

I robot vennero utilizzati soprattutto per esplorazioni e indagini televisive e fotografiche, per campionare materiali, per la ricerca di particolari importanti soprattutto all’interno e all’esterno della centrale in condizioni ambientali altrimenti proibitive. Essi si sono dimostrati in grado di lavorare in presenza di campi magnetici molto rilevanti, e di muoversi in condizioni particolarmente complesse e gravose. Furono progettati per operare in condizioni e spazi ridotti, all’interno dei corridoi e dei locali investiti dall’esplosione e all’esterno per operazioni di rimozione.

Furono sottoposti a numerosi e complessi processi di ispezione, decontaminazione e riparazione.

Furono coinvolti circa 15 tipi di robot con caratteristiche diverse a seconda dei compiti assegnati. In sostanza si possono classificare in due macro categorie:
  • Robot leggeri : soprattutto utilizzati in esplorazioni interne, studio dei livelli di contaminazione all’interno del sarcofago
  • Robot pesanti : destinati alla rimozioni di macerie e alla pulizia dei residui

Lo sviluppo dei robot e dei sistemi direttamente connessi fu opera soprattutto delle seguenti istituzioni e aziende:
  • ВНИИ «Трансмаш»; VNII Transmash
  • ВНИИАЭС; VNIIAES
  • НПО «Энергия»; NPO Energia
  • MSTU Bauman
  • Государственный институт физико-технических проблем; Istituto Statale della fisica e problemi tecnici
  • ЦНИИ робототехники и технической кибернетики; Istituto Tecnico Centrale di Ricerca Robotica e Cibernetica
  • ИФТП; IFTP
  • “Пролетарский завод”; “Fabbrica proletaria”
  • ONG "Sorgente"
  • Microelectronics
  • ГОИ; GOI
  • НИИ телевидения; SRI TV
  • Киевский институт автоматики; Istituto di Kiev Automation

Non tutti i robot utilizzati e provati si sono dimostrati in grado di svolgere i compiti assegnati. Un parte assolutamente consistente (la maggior parte) si è dimostrata non in grado di sopportare le prove pratiche. Ad esempio un bulldozer anfibio “Komatsu D-355W”, assolutamente capace di svolgere lavori gravosi sul fondo del mare grazie alle sue eccezionali impermeabilità non fu in grado di sopportare le dosi consistenti di radiazioni e fu messo rapidamente fuori servizio. Stessa sorte subirono i due robot tedeschi MF.
I robot maggiormente noti impiegati a Chernobyl furono:
  • Wedge-1
  • Robot specializzato di trasporto (TDB-1) - Klin-2
  • Moboti-CHHV e Moboti-CHHV-2
  • MF e MF-2-3 - pesante robot radiocomandato (prodotto in Germania - i robot crollarono rapidamente sotto l'azione delle radiazioni ionizzanti)
  • Baer (Beloyarets)
  • MVTU-2
  • TP-B1
  • RTC "Avangard"
  • PP-G1 (scout robot)

Come detto sopra Chernobyl si dimostrò un banco di prova formidabile per il funzionamento dei sistemi automatici a comando remoto e quindi fornì un impulso formidabile per la soluzione e la costruzione di sistemi adatti a impieghi civili in condizioni estreme.
In particolare i problemi più difficili da risolvere furono quelli connessi alla mobilità e ai comandi remoti. Queste due situazioni furono quelle che causarono la maggior parte degli insuccessi della macchine impiegate.
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