Chernobyl: il Crash del 1982




Il 9 Settembre 1982 presso la centrale nucleare di Chernobyl si verificò un  incidente, accompagnato dal rilascio di sostanze radioattive nell'ambiente. 

Cause e conseguenze
L'incidente fu causato dalla rottura del canale di carburante del reattore, che portò a un momento di rilascio di radioattività. All’ esterno della centrale di Chernobyl fu rilevato un tenore di radioattività più elevato di
137Cs e 131I.

Secondo le statistiche ufficiali, l'incidente di Chernobyl nel 1982 non ha avuto alcun effetto sull'ambiente. 
I livelli di inquinamento radioattivo, per quanto elevati, sono state di breve durata.

L'incendio della centrale nucleare di Chernobyl nel 1991


Incendio sul secondo blocco di Che
rnobyl

La catastrofe del 1986 non fu l'ultimo evento di emergenza della centrale nucleare di Chernobyl.
Quattro anni dopo l'esplosione del reattore numero quattro a Chernobyl si è verificato un grande incendio nella sala macchine.
Un guasto all’eccitatore della turbina provocò un incendio alimentato da 180 tonnellate di olio lubrificante.
L’edificio ne risultò gravemente danneggiato e circa 2500 metri quadrati del tetto crollarono.
L'incendio e il danneggiamento della struttura provocarono un rilascio di sostanze radioattive nell'ambiente.

Cause dell'incidente all’unità 2
L’11 Ottobre 1991 si verificò un incidente all’unità 2 della centrale di Chernobyl.
In condizioni di lavoro del reattore al 50% della potenza termica si verificò un’accensione spontanea di un generatore a turbina della durate di 30 secondi.
In base a questa accensione imprevista ci fu un cedimento meccanico dei cuscinetti assiali portanti del turbogeneratore.
La distruzione dei cuscinetti ha comportato rilevanti giochi assiali del generatore e conseguente liberazione di grandi quantità di petrolio e di idrogeno.
Quindi si sviluppò un incendio di grandi proporzioni alimentato dall’olio lubrificante dell’impianto che provocò le conseguenze strutturali di cui sopra.
Una successiva indagine sulle cause dell'incidente ha constatato che l'inserimento del turbogeneratore era dovuto al fatto che l’inserimento della turbina non risultava protetto da modalità di spegnimento automatico a run-down del rotore.
L’accensione spontanea fu il risultato di perdita di isolamento tra l'interruttore di attivazione del cavo di controllo e il segnale sullo switch in posizione OFF.
Quindi venne ammesso un difetto di installazione dell’impianto.

Conseguenze dell'incidente all’unità 2
La prima unità ad accorrere in soccorso per l’incendio fu il servizio di protezione interno antincendio.
In conseguenza all’esposizione a temperature elevate la struttura del tetto dell'edificio crollò e si accartocciò sul turbogeneratore ardente.
I frammenti del tetto crollato nella caduta danneggiarono elementi importanti per la gestione delle apparecchiature reattore nucleare.
Circa tre ore dopo l’incendio si verificò una perdita nell’impianto di raffreddamento ad acqua nel tamburo separatore.
Nonostante l’attivazione delle pompe di circolazione supplementari circa 2 h 10 min dopo l'inizio della procedura di emergenza il circuito di ricarica non è stato in grado di compensare il livello di perdita nel tamburo separatore del liquido di raffreddamento in situazioni che provocano una forte evaporazione.
In queste condizioni il circuito di ricarica d’emergenza per il raffreddamento del reattore si è fermato.
L’ubicazione del circuito di acqua di alimentazione della pompa di emergenza nello stesso locale delle pompe di alimentazione ha comportato che in seguito all’incendio il reattore è stato privato della possibilità di raffreddamento.
Le procedure di emergenza non prevedevano forniture alternative di acqua nel circuito dalle pompe a bassa pressione, come le pompe di condensazione del tratto disaeratore.

 

L'intero processo di raffreddamento di emergenza ha funzionato parzialmente, e la pompa di circolazione principale ha assicurato il raffreddamento affidabile del reattore durante l'intero processo solo a metà del reattore.
Il monitoraggio delle condizioni del nucleo effettuato dopo l’incidente non ha messo in rilievo un aumento di attività, e quindi sono stati esclusi surriscaldamenti e ulteriori perdite di pressione.
Non ci fu quindi nessuna violazione teorica dei limiti delle procedure di sicurezza identificate del reattore, anche se comunque risultarono violate le condizioni di funzionamento sicuro del reattore.
Così, nel corso dell'incidente verificatosi nell’unità 2 della centrale nucleare di Chernobyl nel 1991, risultò evidente che le procedure e le attrezzature di sicurezza e di emergenza soprattutto legate al circuito di raffreddamento primario non erano ne sufficienti ne affidabili.

L'impatto dell'incidente per l'ambiente
L'incidente di Chernobyl all‘unità 2 è stato dovuto a cause non intenzionali, che hanno procurato danni collaterali che i sistemi di sicurezza non sono stati in grado di arginare.
L’incendio in sala macchine è stato accompagnato dal rilascio di sostanze radioattive nell'ambiente.
La perdita di sostanze radioattive è stata dovuta al crollo del tetto, già contaminato da materiale radioattivo dopo l'incidente al blocco 4 della centrale nucleare di Chernobyl, nel 1986.
Nelle operazioni di spegnimento dell’incendio sono state coinvolte circa 60 persone.
Secondo quanto riferito, la dose di irradiazione del personale esposto alle conseguenze dell'incidente non ha superato i livelli pericolosi e è variato tra 0,02 e 0,17 CSV.
L'incidente di Chernobyl nel 1991 non ha portato ad una significativa contaminazione della zona di esclusione.
L'attività specifica di emissioni è stata stimato a 3,6 x 10-5 Ci.
Secondo i dati pubblicati, le principali conseguenze della seconda unità della centrale nucleare di Chernobyl nel 1991 sono state:

  • danni al generatore turbina numero 4 a e al generatore di eccitazione
  • 180 tonnellate di olio della turbina in combustione oltre a 500 metri cubi di idrogeno
  • crollo di 2448 metri quadrati di tetto dell'edificio (di 20.500 metri quadrati)
  • crollo di strutture metalliche dell’impianto per 119 tonnellate.

L’incendio all’unità 2 della centrale portò ad un arresto immediato e alla disattivazione della seconda unità della centrale di Chernobyl.
La chiusura della centrale era stata programmata entro il 1993, tuttavia, già nel 1993 una moratoria sulla costruzione di nuove centrali nucleari venne revocata e il Consiglio dei Ministri decise di continuare a utilizzare la centrale nucleare di Chernobyl, per un periodo determinato dalle condizioni tecniche. 
In base a questa decisione venne programmata anche la ristrutturazione di unità di potenza № 2 della centrale.
Tuttavia non fu possibile iniziare alcuna attività di ristrutturazione anche a causa della successiva decisione di chiudere in forma definitiva la centrale di Chernobyl.

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